La lingua di Saffo

Il dialetto eolico, parlato dalla stirpe degli Eoli, è un importante sottogruppo linguistico del greco classico. Esso era diffuso in Tessaglia, in Beozia, in alcune delle isole greche dell’Egeo settentrionale, fra le quali la più importante sul piano economico e culturale era Lesbo, e nella regione dell’Asia minore occidentale nota come Eolide, di più antica colonizzazione (ca. X secolo a.C.).
Per quanto concerne la fonetica di questo idioma, la caratteristica sua principale della grande famiglia eolica è il cosiddetto fenomeno della psilosi (< ψιλόω «io spoglio», ψιλός «spoglio, nudo, tenue»), che in linguistica indica il processo di scomparsa dell’aspirazione iniziale (indicata dallo spirito aspro, ҅ ). Nei dialetti eolici è un fenomeno regolare e totale (cioè senza eccezioni); ad esempio, l’att. ἵππος, in eol. dà ἴππος «cavallo» (il cui suono iniziale presenta uno spirito dolce, ҆ ). Il verbo composto att. καθεύδω «io giaccio», per effetto del fenomeno di psilosi in eol. trasforma la dentale sorda aspirata θ si deaspira e muta in sorda τ, e quindi dà κατεύδω.
Relativamente alle leggi di limitazione dell’accento, l’eolico si discosta da tutti gli altri dialetti greci, poiché si caratterizza per la tendenza ad evitare parole ossitone, cioè con l’accento sull’ultima sillaba; in altre parole, questo fenomeno si definisce come baritonesi. Per esempio, att. ἐγώ si presenta in eol. come ἔγω «io»; oppure, nel caso dell’aggettivo possessivo «della mia» (genitivo), mentre in att. si presenta come τῆς ἐμῆς, in eol. dà τὰς ἐμὰς. Per quanto concerne il vocalismo dell’eolico conserva l’ā originaria. È il caso dell’accusativo singolare dell’aggettivo femminile «bella», che in att. è καλήν, mentre in eolico è κάλαν; parimenti, il genitivo singolare «della voce», in att. φωνῆς, in eol. dà φώνας.
Il timbro a breve davanti alle consonanti liquide (λ, ρ) e alla nasali (μ, ν) muta in o. Si tratta dell’esito delle originarie sonanti (*, *, *, *) seguite da vocale, o in posizione interconsonantica: mentre negli altri dialetti ellenici si utilizzavano αρ-, αλ-, -ρα, -λα, l’eolico presentava ορ-, ολ-, -ρο, -λο; per esempio, in att. βραχέα «corta», in eol. βρόχεα; in att. ἀνίασι, in eol. ὀνίαισι «con tormenti».
Per quanto riguarda la questione del digamma (ϝ), grafema della semivocale /w/, esso compare all’inizio di parola nel tessalico e nel beotico, ma, per quanto concerne il lesbico, ne viene attestata già la scomparsa al tempo di Saffo e di Alceo (nel complesso, si tratta di un suono tendente a dileguarsi, in greco). Le fonti papiracee ne segnalano la presenza con β: per esempio, «rose» in lesbico si diceva βρόδ(ε)α: il grafema β era evidentemente ciò che i Lesbii avvertivano all’ascolto come residuo di ϝ. Infatti, l’epiteto «dalle rosee dita», compare come βροδοδάκτυλος in Saffo.
Le labiovelari indoeuropee (*kw, *gw, *gwh) si sono progressivamente ridotte nei dialetti greci, attraverso fasi differenti, fino a scomparire del tutto, ma nel caso dell’eolico hanno prodotto un esito labiale (laddove in attico si registra un’uscita dentale); tuttavia, in eolico le labiovelari mutano in dentali se non per contatti con altre parlate (come il “dialetto omerico”).


Il passaggio dalla labiovelare indoeuropea alla labiale dell’eolico è ben illustrato dall’esempio di «cinque»: i.e. *penkwe- > eol. πέμπε; l’avverbio di luogo «da lontano» in eol. πήλοι (cfr. att. τηλόθεν), presenta un π- iniziale di parola, esito dell’evoluzione da i.e. *kw.
Un altro tratto distintivo dell’eolico è il fenomeno della contrazione vocalica:

contrazione

 

attico

 

eolico

α+ο

 

ω

 

α

ε+ε

 

ει

 

η

ο+ο

 

ου

 

ω

Per il primo caso, ad esempio, il genitivo plurale di «premura», μερίμναν; per il secondo, la seconda persona singolare del verbo «avere», ἦχες; il genitivo singolare di «mezzo» μέσσω (< i.e. *meth-jos).

Un altro fenomeno caratteristico è quello dell’assimilazione, che marca in maniera particolare l’eolico rispetto agli altri dialetti greci, soprattutto nei seguenti casi:

  • In presenza di un gruppo sibilante + nasale/liquida;
  • In presenza di un gruppo liquida + nasale;
  • In presenza di un gruppo sibilante + nasale.

In ognuno dei suddetti casi, mentre la tendenza dell’attico è quella di semplificare con l’allungamento di compenso della vocale che precede (*φθειρ-jω  > φθείρω «io distruggo»), l’eolico presenta una geminazione, cioè raddoppia le liquide o le nasali (*φθειρ-jω > φθέρρω).

antenato panellenico   attico   eolico italiano
*σέλας-να   σελάνη > σελήνη   σέλαννα «luna»
*εσ-   *εσναι > εἶναι   εσμεναι > ἔμμεναι «essere»
*βολσομαι   βούλομαι   βόλλομαι «voglio»

Per quanto concerne il caso di -νσ- intervocalico originario, il dialetto lesbico presenta la geminazione della nasale (-νν-); ad esempio, dalla radice panellenica per la terza persona singolare dell’aoristo *εγενσατο deriva l’eolico ἐγέννατο «è nato». Invece, nel caso in cui -νσ- intervocalico non sia originario – bensì deriva da un mutamento – l’eolico presenta – ισ-: * ἔχ-ο-ντ-jα > ἔχο-νσ-α > ἔχοισα («colei che ha»); * μο-ντ-jα > μο-νσ-α > Μοῖσα («Musa»).

In eolico, la terza persona singolare del presente e del perfetto – mentre l’antenato panellenico ha la desinenza in -ντι – hanno il seguente esito: *φέροντι[1] > *φέρονσι > φέροισι «portano».

Nell’accusativo plurale della I^ e della II^ declinazione, l’originale -νς- finale perde la nasale, mentre la vocale che precede dittonga in iota: *-ανς/*-ονς > -αις/-οις. Tale mutamento si manifesta anche nel nominativo del participio singolare maschile aoristo attivo, dove, per esempio, in attico si ha λέξας, in eolico λέξαις («colui che ha detto»).

L’eolico, a causa del suo peculiare conservatorismo, mantiene le cosiddette “geminate originarie”:

-μμ-   ἔμμι   «sono»
-ππ-   ὄπποθεν   «da quando»
-σσ-   ἔσσομαι   «sarò»
-ττ-   ὄττι   «che»

Un caso di conservazione della sibilante geminata intervocalica è il dativo plurale di III declinazione: eol. γυναίκεσσι «alle donne» (cfr. att. γυναιξί).

Nel caso di -ζ- intervocalico, si conserva la forma originaria -σδ-: eol. πέσδων «dei fanti» (cfr. att. πεζῶν).

Dal punto di vista morfologico, nella I^ declinazione femminile, l’eolico presenta:

  • Vocativo singolare in -α (breve/lungo)[2];
  • Genitivo plurale in -αν (alfa lungo);
  • Dativo plurale in -αισι;
  • Accusativo plurale in -αις.

Per il genere maschile della I^ si hanno:

  • Nominativo singolare in -αις;
  • Genitivo singolare in -α (lungo: < α+ο);
  • Vocativo singolare in -α (breve/lungo).

La II^ declinazione (con i temi in -ο) riporta i seguenti esiti caratteristici:

  • Genitivo singolare in -ω (< ο+ο);
  • Dativo plurale in -οισι;
  • Accusativo plurale in -οις.

Per quanto concerne la III^ declinazione basti ricordare che il lesbico – su influsso “omerizzante” – estende, nel dativo plurale, a tutti i temi la desinenza in -εσσι, benché questa sia originariamente propria dei temi in sibilante: sebbene, ad esempio, *γενεσ+εσσι debba evolvere in γένεσσι (in questa forma si trova nell’epica omerica), in eolico, per effetto di una semplificazione, ha esito in γένεσι «alle stirpi». Questa semplificazione è propria dei temi in sibilante, mentre per tutti gli altri la suddetta desinenza tende a conservarsi: per esempio, *στηθεσ+εσσι > στήθεσι «ai petti»[3]. Tale fenomeno è poi caratteristico di quelle parole derivanti proprio dal “dialetto omerico”, come in δρυσίν > eol. δρύσι («alle querce»).

  • Altra peculiarità eolica è la particella enclitica κεν, corrispondente a quella attica ἄν.
  • Nella morfologia verbale si registrano le seguenti caratteristiche:
  • Talvolta può venire a mancare l’aumento delle forme dei tempi storici;
  • I verbi contratti presentano tratti comuni della flessione atematica (att. καλέω – eol. κάλημι «chiamo»; att. δαμνάω – eol. δάμνημι «domo»; att. ὀπτάω – eol. ὄπταιμι «arrostisco»);
  • La seconda persona singolare dell’imperativo utilizza il tema del verbo senza alcuna desinenza;
  • La terza persona plurale del presente e del perfetto, come si è detto, presentano la desinenza eolica in -σι (κρύπτοισι «nascondono»; φαῖσι «dicono»);
  • L’infinito dei verbi atematici si forma con il suffisso -μεναι, mentre i verbi tematici utilizzano -ην (< *ε+εν);
  • Il participio dei verbi tematici ha le desinenze -ων, -οισα, -ον.

Il fenomeno dell’apocope avviene prevalentemente in questo dialetto, ove indica la caduta di un fono in finale di parola, e interessa soprattutto le preposizioni, tanto quanto i verbi[4] con esse composti:

  • att. παρὰ – eol. πάρ;
  • att. κατὰ – eol. κάτ;
  • att. περί – eol. πέρ/πέρρ (a volte, assume i significati dell’attico ὑπέρ);
  • att. ἀπό – eol. ἄπ/ἄπυ.

[1] Seppur sia contrassegnata da un asterisco (*), questa forma è pienamente attestata in dialetto dorico.

[2] Per esempio, Ἀφρόδιτα in Saffo, fr. 1 Voigt.

[3] Nei poemi omerici sono attestate entrambe le forme.

[4] Ad esempio, l’attico κατάβαλλε («getta!») trova il suo corrispondente eolico in κάββαλε (forma derivante dall’assimilazione progressiva nell’originario *κατ+βαλλε).

 
Charles August Mengin, Sappho. Olio su tela, 1877. Manchester Art Gallery.

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